Il Tennistavolo 2009 è nato, come indicato dal nome, undici anni fa, ma non si può comprenderne il significato senza iniziare dalle carriere precedenti di Frizzo Antonio e Francesca Tatulli, figli di Patrizia Piccinini e di suo marito Enrico, rispettivamente presidente e segretario della società.
Ciao Enrico, partiamo, dunque, proprio da Frizzo e da Francesca?
«Ho sempre cresciuto i miei figli, facendo praticare loro molte attività sportive, come lo sci, il calcio, il nuoto o il karate. Dopo un biliardo che avevo sistemato in mansarda, un giorno acquistai anche un tavolo da ping pong. Per puro caso un’amica di mia moglie era venuta a trovarci con il figlio Alessandro, che iniziò a giocare con Frizzo. Il ragazzo si allenava con il tecnico Beppe Canazza all’oratorio della “ Sacra Famiglia” di Pavia e Frizzo, il giovedì, che era il giorno settimanale libero da tutte le altre discipline, andò a provare da lui. Effettivamente giocava bene, come anche Francesca, e gli appassionati adulti, che frequentavano la palestra, fin dalla prima settimana iniziarono a perdere dai due ragazzini. Entrambi parteciparono a un torneo del CSI e lì incontrammo un amico di Nicola D’Ambrosio, che li vide e ci suggerì di portarli a Pieve Emanuele».
Si è dunque aperto un nuovo mondo?
«Assolutamente, perché Frizzo ha cominciato ad allenarsi con campioni come Massimiliano Mondello e con allenatori come Patrizio Deniso, Mihai Bobocica senior, Valentin Dobai e Marian Nicu Sorin ed è cresciuto in modo esponenziale. Dal 2005 ha trascorso quattro anni bellissimi fino alla serie A2, entrando anche nelle Nazionali giovanili. Lo stesso percorso ha fatto Francesca, prima nel Pieve Emanuele con Sorin poi nella Sandonatese con Valentin Dobai e in maglia azzurra. Nel 2008 un diverbio con le rispettive società di appartenenza fece sì che Francesca giocasse per un anno nella Riozzese in serie A di calcio femminile e Frizzo fosse accolto nel TT Castiglione di Ravenna, dove gli amici Massimo Costantini, Roberto Gianeri e Carlo Castelvetro diedero al ragazzo l’opportunità di dimostrare il suo valore, scontati i sei mesi di squalifica che gli erano stati comminati. Disputò tre stagioni in A2 e nel 2011/2012 con Ivan Stoyanov e Toma Valentin Mitranescu fu promosso in A1, ma la società per ragioni economiche fu costretta alla rinuncia della massima serie. Frizzo, dopo aver disputato un paio di stagioni a Reggio Emilia del presidente Paolo Munarini, tornò a Pavia per dare una mano nell’associazione che avevamo creato nel 2009».
Ora è tornato a giocare a Pieve Emanuele?
«Aveva fatto la scommessa che sarebbe entrato nei primi dieci atleti d’Italia e quando è arrivato a essere n. 9 ha lasciato tutto e si è messo a fare altro, concentrandosi sullo studio e scrivendo anche un libro. L’anno scorso ha ritrovato uno dei suoi allenatori di una quindicina di anni fa, Dobai, che lo ha coinvolto nel nuovo progetto a Pieve Emanuele, e sono stati subito promossi in A2. Ha certamente un bel talento, che ha messo in mostra in molti anni in giro per il mondo con le Nazionali giovanili. In Austria in doppio con Matteo Rodella si piazzò terzo nel tabellone di consolazione. In ambito tricolore si è aggiudicato dodici titoli nazionali giovanili e di categoria, sia in doppio sia in singolare. Tra questi si segnalano i tricolori di doppio misto di quarta categoria con Letizia Maiorano e terza categoria con Francesca nel 2007, di doppio Under 21 con Jason Davide Luini nel 2008 e con Paolo Bisi nel 2010 e 2012 e di quarta categoria con Carlo Capelletti nel 2019. È stato anche vicecampione nel misto di seconda con Francesca nel 2008».
A proposito di Francesca, quali sono i ricordi più belli legati a lei?
«Sicuramente il titolo italiano a squadre Giovanissime con Letizia Maiorano e la partecipazione all’Eyof di Belgrado (Olimpiadi Giovanili), nel quale si piazzò quinta, perdendo contro la campionessa europea. Ha disputato anche agli Europei Giovanili di Terni nel 2008. Agli Italiani è salita sul terzo gradino del podio fra le Ragazze nel 2006, fra le Allieve nel 2007 e nel 2008, fra le Juniores nel 2011 e fra le Under 21 nel 2012. In doppio, fra categorie e giovanili, vanta tre argenti e cinque bronzi, gli ultimi nel 2018, in terza categoria nel misto con Andrea Paoletti e nel femminile con Giada Ferri. Le doti atletiche e la tecnica hanno supportato Francesca anche in altre discipline, come il calcio nella Riozzese con un meraviglioso gol che ha condannato alla serie B la squadra rivale della Cremonese. Negli anni successivi è tornata alla sua grande passione, il tennistavolo, giocando a Treviso con Matjaz Sercer, a Cortemaggiore con J. Feng, ad Asola con Aida Stechenko e infine a Pavia con il TT 2009».
Venendo al TT 2009, chi siete stati a fondarlo?
«Era ed è rimasto un sodalizio a gestione familiare, essendo la presidente mia moglie Patrizia e il vice lo zio Luigi, che ha sempre giocato e oggi, a 89 anni, è ancora sostenuto da una grande passione. Io sono il segretario e i consiglieri sono Massimo e Gabriele Ferrari, che ci hanno sempre aiutato, pur essendo un tennista e un campione di arti marziali, e Mara Pintonello. Alla crescita della palestra hanno anche contribuito Doriano Grossi Antonella Zampinetti, Luigi Allegra, Sandro Lagrimante e tutti i nostri associati, ciascuno con le proprie competenze. Il braccio destro di mia moglie è Dilek Corrivo, mamma di Selin e fotografa ufficiale. L’obiettivo è sempre stato di far crescere i nostri ragazzi e il nostro settore tecnico. Siamo partiti dal Centro Sportivo Italiano (CSI), poi ci siamo affiliati alla FITeT e, potendo contare solo sulle nostre forze, siamo arrivati alla serie A2 femminile. Peccato che, proprio nel momento in cui ci eravamo consolidati e avevamo anche un bel settore giovanile, con otto ragazzini di età compresa fra i 6 e i 15 anni, ci sia piombato addosso questo COVID-19. Non è stato tanto un danno economico quanto sociale. Pavia finalmente aveva trovato una società di riferimento, convenzionata con il CUS dell’Università di Pavia e con la Facoltà di Scienze Motorie e conosciuta sul territorio. Ora il nostro vivaio è dimezzato e dovremo cercare di ricostruirlo, per quanto sarà possibile. In totale avevamo una cinquantina di tesserati, che si sono ridotti a una trentina».
Torniamo alla A2 femminile?
«Nella stagione 2015-16 abbiamo disputato il campionato regionale di serie C con Francesca Tatulli, Selin Corrivo, Letizia Maiorano e Antonella Zampinetti (campionessa europea della Polizia Municipale), con la promozione in serie B, e l’anno successivo, con la stessa formazione, abbiamo vinto il girone D della serie B e ci siamo qualificati ai playoff. A Terni abbiamo chiuso al primo posto anche il primo quadrangolare e nel triangolare decisivo abbiamo ceduto all’A4 Verzuolo. Nello spareggio secco abbiamo pareggiato con la Polisportiva P.G. Frassati, prevalendo con tre set di vantaggio e salendo in A2. Nel 2017/2018, con Giada Ferri al posto di Maiorano, ci siamo salvati ai playout e l’anno dopo siamo retrocessi in B. Nell’ultimo campionato, al momento della sospensione per l’emergenza sanitaria, eravamo primi, con Corrivo, Tatulli e Michela De’ Giovannetti e dunque siamo stati di nuovo promossi. Disputeremo la serie A2 con lo stesso terzetto e avremo anche la squadra di C femminile, che sarà composta da Zampinetti, Valentina Favalli e Valeria Bianchi. In campo maschile schiereremo una D3».
Selin Corrrivo è nata con voi?
«Ora ha 20 anni e l’hanno cresciuta Frizzo e Francesca. Oltre a essere determinante a squadre, si è tolta le sue soddisfazioni anche sul fronte individuale, conquistando la medaglia di bronzo nel doppio femminile di quinta categoria del 2014, con Amelia Semenzato, e nel misto di terza del 2019, con Emanuele Leto. In singolare ha raggiunto i quarti di finale nel 2014 in quinta e gli ottavi nel 2019 in terza. Scendendo di età una ragazzina su cui puntiamo, anche se il COVID-19 sta complicando le cose, è la classe 2010 Emma Karin Scarpino, di mamma svedese. Anche il fratellino Nils, del 2009, è molto promettente. È un po’ come Frizzo all’inizio, ama e pratica anche il calcio. Coetaneo di Nils, e pure lui dotato di buone qualità, è Leonardo Cerri».
Dove avete reclutato i vostri giovani?
«Nel corso degli anni siamo andati nelle scuole di tutto l’hinterland a proporre i nostri corsi. Nella scorsa stagione abbiamo partecipato al progetto promosso dalla FITeT “Racchette in Classe”, che avevamo fatto anche l’anno precedente, e all’Istituto Milanesi di San Marino Siccomario abbiamo tenuto i corsi a undici classi delle elementari. Avevamo anche aderito a “Sport di tutti” e alla “Settimana dello Sport” al PalaTreves di Pavia. A questo proposito vorrei precisare un punto».
Quale?
«Una decina di anni fa, quando la Federazione ancora non ci pensava, qui a Pavia abbiamo battuto a tappeto tutte le scuole elementari. Svolgevamo delle lezioni gratuite, una volta alla settimana, durante le ore di educazione fisica, e siamo anche arrivati al punto di effettuare dei compiti in classe. Abbiamo esaminato più di 250 bambini, che abbiamo seguito per circa tre mesi, e il risultato è stato che i peggiori, al termine del corso, raggiungevano il livello dei più bravi, migliorando anche la loro attenzione scolastica. Alla fine abbiamo selezionato una decina di ragazzini, che abbiamo invitato nella nostra palestra. Abbiamo mandato tutto il materiale didattico alla Federazione, che ci ha riconosciuto un premio per questo impegno, regalandoci sette tavoli, che costituiscono oggi una parte del nostro patrimonio di attrezzature. In generale, comunque, questa attività ha avuto poca risonanza, perché è stata svolta in un territorio come quello pavese, che non ha una tradizione pongistica».
Come siete organizzati per lo svolgimento dell’attività?
«Ci alleniamo nella palestra nella scuola elementare “Giovanni Canna” a Pavia, il martedì e il giovedì dalle ore 17,30 alle 19.30 e da quest’anno anche nella palestra Ovest del PalaTreves, il mercoledì, con la A2, la C e la D3, dalle 19,30 alle 21,30 e il venerdì dalle 20,30 alle 22,30. In più sto costruendo una palestrina a casa mia a Roncaro, a una quindicina di chilometri da Pavia, che dovrebbe ospitare tre tavoli e nella quale continueremmo ad allenare almeno le squadre che partecipano ai campionati, se dovesse venire meno la possibilità di utilizzare gli altri impianti. Questa è naturalmente la situazione senza le restrizioni imposte dell’emergenza sanitaria. A seguire il movimento siamo prevalentemente io e Francesca, che siamo entrambi tecnici di base. Francesca nella vita è laureata in Lingue e sta frequentando, all’Università di Torino, un corso di specializzazione in Geografia. Anche Frizzo, quando può, ci dà una mano in palestra».
Tu che tipo di formazione professionale hai?
«Personalmente ho sempre fatto l’ingegnere civile e l’insegnante ai geometri, però, pongisticamente parlando, mi sono giovato dei consigli impartiti ai miei figli a Pieve Emanuele da allenatori del calibro di Deniso, che ho visto per anni allenare i campioni, Bobocica, Dobai e Sorin. Ho appreso molto anche da Matjaz Sercer e da Sergey Vlasov. Ora che sono in pensione e ho più tempo potrei prendere il tesserino di secondo livello».
Per il momento hai seguito il corso dei formatori per il progetto Scuole di Tennistavolo?
«Ho partecipato agli incontri e li ho trovati interessanti, perché molti aspetti importanti sono stati toccati. Avrei però riservato maggiore spazio e attenzione alla cura dell’allenamento mentale, che nel nostro sport assume un significato fondamentale. La capacità di stare in campo sotto pressione e di giocare nel modo migliore i punti che ci possano portare nel set decisivo dal 9-9 all’11-9 sono molto difficili da formare e richiedono la presenza in palestra di esperti sul fronte psico-attitudinale che non è facile avere a disposizione, anche se si gestisce una Scuola di alto livello. Nel tennistavolo la psicologia e la tattica sono essenziali, anche se non si può dire che la preparazione fisica conti di meno. Al contrario, a mio parere, ci sono degli strumenti che hanno un’efficacia che dipende dalla tradizione che una disciplina ha in una determinata area di riferimento. La politiche di marketing, per portare nuova gente in palestra, su cui i formatori si sono soffermati, secondo me lasciano il tempo che trovano in un’area come la nostra, nella quale il tennistavolo non è radicato. È necessario prima creare un’abitudine, che poi si può cercare di cavalcare».
Quali sono gli aspetti sui quali vi concentrate maggiormente al vostro interno?
«Fra gli altri, l’accoglienza e l’educazione motoria. Bisogna frazionare il tempo della lezione in funzione di un riscaldamento iniziale, di una parte tecnica valida per tutti, anche per coloro che sono agonisti in A1, di una preparazione fisica e di una fase di stretching conclusiva. Questi sono aspetti che vanno curati in ogni società».
La vostra Scuola sarà piuttosto trasversale?
«Ci rivolgeremo a tutte le categorie di età, partendo dai cinque bambini che avevano iniziato a fare pratica da noi prima del Coronavirus, grazie al progetto “Sport per tutti”, che contiamo d’incrementare con l’attività che vorremmo portare avanti all’Istituto “Canna”, agli adulti».
In chiusura, come qualificheresti la vostra società?
«Femminile, visto che le donne sono importanti, da Patrizia, presidente, a Francesca, atleta e tecnico, e tutta italiana, dal momento che contiamo soltanto sulle nostre forze. Anche se avessi risorse economiche di cui non dispongo, ritengo che sarebbe troppo facile ingaggiare un paio di straniere fortissime, per puntare allo scudetto. Diamo lavoro ai nostri giovani e creiamo anche un sindacato dei giocatori e un organismo rappresentativo dei presidenti delle società sportive. Se vogliamo diventare professionisti, non ha senso che non si paghi il biglietto d’ingresso almeno per assistere alle gare di serie A1. Se ci penso, mi arrabbio. Ci sono persone che vivono o vorrebbero vivere di tennistavolo e in questo modo si potrebbe aiutarle a riuscirci. Bisogna fare in modo che tutto il nostro mondo acquisisca una maggiore credibilità. Il tennistavolo deve avere lo stesso trattamento, con pari dignità, di tutti gli sport professionistici, solo in questo modo si raggiungerà l’agognata visibilità».
Foto 1: a Terni per i playoff di serie B, da sinistra il vicepresidente Luigi Piccinini, Antonella Zampinetti, Selin Corrivo, Chiara Fidati, Letizia Maiorano, Francesca Tatulli, il coach Frizzo Tatulli e la presidente Patrizia Piccinini
Foto 2: le atlete della serie A2 attuale, da sinistra Corrivo, Michela De’ Giovanetti e Tatulli
Foto 3: ai playoff per salire in A2, da sinistra Zampinetti, Maiorano, Frizzo e Francesca Tatulli e Corrivo
Foto 4: Tatulli campionessa regionale di singolare e di doppio, in coppia con Corrivo
Foto 5: Corrivo bronzo ai Campionati Italiani di doppio di quinta categoria del 2014, con Amelia Semenzato
Foto 6: un gruppo di allievi a scuola